La scorsa settimana Sha’Carri Richardson, sprinter queer, è diventata la
donna più veloce del mondo dopo aver vinto la gara di 100m alle
Campionati Mondiali di Atletica. Il successo da record è arrivato tre anni
dopo la sua squalifica per l’uso di marijuana, che a differenza di molti
tipi di doping non aiuterebbe le sue performance.
Richardson, di origini texane, ha tagliato il traguardo a Budapest in 10.65
secondi, il record per i Campionati Mondiali e il quinto più veloce di
sempre. Lo stesso anno l’atleta è stata squalificata per un mese per
aver fatto test positivo al cannabidiolo, una sostanza attualmente
vietata.
Nonostante non sia riuscita a qualificarsi per i campionati del 2020 e per
le Olimpiadi di Tokyo nel 2021, un momento di grande crescita emotiva l’ha
incoraggiata a lottare per la vittoria. L’atleta a una conferenza
stampa post partita aveva affermato: “Ho già detto in precedenza che non
sono ‘tornata’, ma sono andata ‘meglio’. Resto umile, non sono tornata,
sono migliorata e continuerò a farlo.”
In precedenza, Richardson si era aperta in merito al suo uso lecito della
marijuana nello stato dell’Oregon, dove la sostanza è legale, come
strumento che l’ha aiutata a gestire il dolore causato dalla perdita della
sua madre biologica.
Rivolgendosi a chi l’aveva criticata, l’atleta aveva detto: “coloro che
mi hanno accusata non comprendevano appieno la situazione”. Inoltre,
Richardson aveva chiamato in causa il doppio standard a cui viene
sottoposta, dato che la pattinatrice russa Kamila Valieva è stata
ammessa a competere alle Olimpiadi di Pechino 2022 nonostante un
test positivo al trimetazidina, un farmaco utilizzato per combattere
le malattie cardiovascolari, ma che può anche fungere da
stimolante.
L’atleta si è poi aperta in merito al sostegno della sua fidanzata.
Secondo le sue parole, quest’ultima l’ha incoraggiata a tingere i capelli di
un colore vivace in vista le qualificazioni di Tokyo. “La mia
ragazza ha scelto il colore che preferivo, ha detto che aveva una
certa vibrazione e che è quello che rappresenta la mia personalità”.
Richardson ha inoltre dichiarato di ritenersi bisessuale sui canali
social.
Il tempo di 10.49 secondi per la gara femminile dei 100m rimane ancora
uno dei più veloci nella storia, stabilito nel 1988 da Florence Griffith
Joyner. A seguito della vittoria di Richardson, la speranza è che un nuovo
record possa essere raggiunto.
Da quanto tempo Sha’Carri Richardson sta usufruendo dell leggi locali riguardo all’uso della marijuana?
Sha’Carri Richardson ha iniziato a sfruttare le leggi locali sull’uso della marijuana quasi tre anni fa, quando ha affrontato le conseguenze del test positivo per la sostanza. Oltre a una sospensione di un mese dalle competizioni sportive, è rimasta sotto osservazione per diversi mesi. È stato riconosciuto che Richardson aveva usato marijuana in Oregon, dove è legale, per aiutarla a gestire il dolore emotivo causato dal decesso della madre. Dopo che ha pubblicamente ammesso di aver usato la marijuana, la reazione della società è stata di solito divisa. Alcuni hanno supportato la sua decisione, ma altri l’hanno criticata per questa scelta. Richardson ha sottolineato come, nonostante ci fosse il sostegno di alcuni, è stata trattata in modo diverso rispetto agli altri atleti che hanno ammesso di usare sostanze considerate illegali.
Quali sono state le principali critiche ricevute da Sha’Carri Richardson in merito al suo uso della marijuana?
Le principali critiche ricevute da Sha’Carri Richardson in merito al suo uso della marijuana riguardano i dubbi in merito al fatto che abbia effettivamente rispettato le normative vigenti in materia e i paragoni inevitabili che ha suscitato rispetto al trattamento ricevuto da un’altra atleta, la pattinatrice russa Kamila Valieva. Nel caso di Richardson, infatti, l’uso di cannabis le è costato una sospensione di un mese e l’impossibilità di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2021. La stessa Richardson ha riconosciuto di aver utilizzato la sostanza negli Stati Uniti dove è consentito farne uso per fini terapeutici. La differenza sostanziale, tuttavia, è stata nel trattamento riservato a Valieva, la quale ha ottenuto invece l’autorizzazione a partecipare ai Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022 nonostante un test positivo per una sostanza vietata. Di fronte a tale situazione, Richardson ha espresso critiche sui social sottolineando la sua condizione di atleta nera. La Richardson ha inoltre sottolineato il sostegno incondizionato da parte della sua ragazza che le ha spinto a cambiare colore di capelli prima della sua qualificazione per le Olimpiadi. In tal senso, l’atleta si è definita bisessuale sui social media. Tutte le critiche mosse nei confronti di Richardson non sembrano però basarsi su fatti reali, poiché l’atleta ha sempre dichiarato di aver rispettato le leggi in vigore nel suo stato e dichiarato che gli abusi di sostanze da parte di chi ne fa un uso terapeutico da parte di atleti devono essere affrontati con differenti sfumature.
Ci sono stati altri casi simili a quello di Kamila Valieva, nel quale è stata ammessa a competere nonostante un test positivo a un farmaco vietato?
Ci sono stati altri casi simili a quello di Kamila Valieva, nel quale è stata ammessa a competere nonostante un test positivo a un farmaco vietato? La risposta è sì. Anche se la marijuana non è considerata una sostanza dopante, è ancora vietata. Nel 2021, Sha’Carri Richardson è stata sospesa dallo sport a causa di un controllo positivo a questa sostanza, rendendola ineleggibile a partecipare alle Olimpiadi di Tokyo. Successivamente, non ha qualificato anche ai campionati del mondo che si sono svolti l’anno scorso negli Stati Uniti.
Anche la giovane russa, Kamila Valieva, come Richardson è stata sospesa a causa di farmaco vietato, la trimetazidina, però i giudici della Corte Arbitrale per lo Sport hanno deciso che per Kamila una sospensione l’avrebbe privata di un irreparabile danno.
Richardson ha fatto richiesta di maggiore equità a causa di questo caso, affermando che la differenza fra i suoi casi e quello di Kamila risiedeva nel fatto che lei è una giovane donna di colore. La velocista ha anche detto che la sua mamma è morta e che lei aveva bisogno di trovare comprta nell’uso della marijuana.
Tanto a Tokyo come a Budapest, la partecipazione di Richardson è stata accolta da fan e appassionati dello sport con uguale entusiasmo e rispetto, dimostrando che è possibile gestire casi di farmaci vietati in maniera giusta. La velocista sarà sicuramente una forte candidata alle Olimpiadi di Parigi del 2024.
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