James Blunt: "Nei conflitti sono i civili a pagare il prezzo più alto". L'ex soldato e cantautore britannico non ha dubbi e ricorda come sia facile "dimenticare i danni procurati" al momento di analizzare i conflitti armati.

James Blunt: La sofferenza dei civili in guerra

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L’ex soldato e cantante inglese James Blunt, intervistato dall’Agenzia Nazionale Stampa Associata (ANSA), ha espresso il proprio parere sulla tragedia della guerra e dei civili che ne soffrono. Secondo Blunt “non sono un politico, ma un ex soldato e un essere umano, e dalla mia esperienza, limitata alla guerra in Kosovo, così simile a quello che vediamo oggi in altre parti del mondo, la sofferenza dei civili è un costo disumano per la pace”. La forza delle sue parole è dimostrata anche dalle sue canzoni, in cui l’artista fonde la propria rivalutazione della guerra con la necessità di porre fine al dolore dei civili.

Quale traccia del tuo repertorio musicale rappresenta al meglio la tua opinione sulla sofferenza dei civili?

La traccia del suo repertorio musicale che rappresenta al meglio la sua opinione sulla sofferenza dei civili è “No bravery”, in cui Blunt canta del potere della pace e dello scarso coraggio mostrato dai soldati, e anche del dolore dei civili colpiti dalla guerra. Il brano include sfumature di immagini che descrivono la disperazione straziante e parla direttamente del dolore della guerra e di coloro che sono intrappolati nelle sue spire.

Durante l’intervista, Blunt ha espresso la sua personale opinione che sia chi combatte sia i civili che rimangono “vincolati” devono sopportare conseguenze spaventose in una battaglia. Blunt ritiene che la vittoria e il trionfo devono essere raggiunti con un profondo senso di speranza e senza sacrificare civili innocenti. Ci sono persone che prendono le armi per difendere la loro patria, ma ci sono anche persone che sono costrette a sopportare la perdita dei propri cari, padri, fratelli, figli, amici e conoscenti.

Blunt invita tutti i nostri lettori a riflettere su questo tema e su cosa possono fare per aiutare quelli che sono più colpiti. Egli crede che, attraverso una costante educazione e sensibilizzazione, le persone possono imparare a fare di più per aiutare a porre fine alle guerre. La pace a lungo termine non può essere costruita finché i civili non saranno coinvolti nella creazione di un ambiente migliore per tutti.

Come hai vissuto personalmente l’esperienza della guerra nel Kosovo?

Come ho vissuto personalmente l’esperienza della guerra nel Kosovo? Durante il mio periodo di servizio nell’esercito britannico mi sono ritrovato nei Balcani, in Kosovo, nel corso dell’alto conflitto armato che si è svolto durante gli anni ’90 e ’00. Sono stato testimone del grande dolore causato dalla guerra ai civili innocenti. Pur essendo un soldato, non riuscivo a non provare compassione, tristezza e un profondo rispetto per le persone coinvolte nel conflitto che sono state costrette a sopportare una tragedia immensa.

Ricordo le scene di guerra con gente che scappava da case e edifici distrutti, persone di cui quasi non si poteva più scorgere la faccia, coperte da vestiti sporchi e laceri. Vedevo i bambini che piangono e tremanti si tenevano stretti ai loro genitori terrorizzati e impotenti. Quella visione mi ha spaventato e colpito moltissimo.